Santa Maria Bianca al Casoretto

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso numero abbiamo esaminato la titolazione e la storia di questa insigne abbazia; in questo articolo ci soffermeremo sull'aspetto artistico.
Iniziamo dall'esterno: avvicinandosi alla chiesa si può notare che la sua facciata, in mattoni, è preceduta da un gradevole selciato in "rizzada", che raffigura la "rosa dei venti" proprio davanti all'entrata dell'edificio sacro. Alla sua sinistra si trova il chiostro mentre sulla destra, leggermente arretrato, è visibile il campanile.
Prendiamo in considerazione il chiostro: pur essendo stato costruito in epoca rinascimentale (risale al tardo Quattrocento), esso richiama stilisticamente il romanico, e, pur essendo incompleto, rappresenta senz'altro un alto momento artistico della nostra città. Adibito a cortile dell'oratorio, vi si usava conservare numerose lapidi, per lo più provenienti dalla chiesa.

Entrando, si nota che la chiesa è attualmente a tre navate. Essa era così originariamente, poi nel sedicesimo secolo, era successo che Pellegrino Pellegrini (detto il Tibaldi) aveva trasformato le navate laterali in cappelle, rinforzando così l'interno della chiesa; aveva altresì trasformato il transetto e costruito il tiburio, e le crociere della navata maggiore erano state sostituite con una volta a botte; un successivo restauro ha però riportato la situazione delle navate a quella delle origini (non così quella delle volte).
Iniziamo senz'altro parlando dell'affresco, situato nella parte sinistra del transetto, che raffigura la "Vergine Bianca della Misericordia" di Casoretto (la sua veste bianca, come detto, diede la titolazione alla chiesa). Quest'opera è stata attribuita al Pisanello (allora molto giovane, essendo nato nel 1395). Per indicare la grandezza di questo artista basti ricordare che alcune sue opere sono esposte al Louvre di Parigi e al Paul Getty Museum di Los Angeles.
Un altro oggetto artistico di notevole valore è senz'altro il trittico, attribuito al Bergognone (o al suo allievo Bevilacqua), che si trova nel secondo arco a destra; esso raffigura la Resurrezione di Cristo, tra Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, e vi sono ritratti i coniugi Melzi, ivi sepolti.

Dirigendosi verso il fondo della navata centrale, possiamo notare l'altar maggiore, che è un intarsio quattrocentesco di marmi, quali se ne possono vedere nella Certosa di Pavia; sullo sfondo, il solenne coro ligneo del Quattrocento. E sempre nel presbiterio, sormontato da un crocifisso rinascimentale, trionfa la "Gloria di Maria", opera della scuola veneta del tardo cinquecento, sul cui sfondo è ritratta l'abbazia di Casoretto con la cuspide originale.
Di poco successivi sono i quadri, attribuiti al Cerano ("Sant'Agostino", "Sant'Antonio" e la "Morte di San Sebastiano", di un'originale forma ottagonale), oppure al Poussin (Adorazione dei Magi, nel battistero); la "Disputa dei dottori", sul lato destro, è invece di scuola caravaggesca, mentre la "Natività di Maria", a sinistra del presbiterio (ed anch'essa di forma ottagonale), è in stile quasi barocco, ed attribuita a Giulio Cesare Procaccini.
Sulla controfacciata, infine, si trovano due opere di Montalto da Treviglio, "Fuga in Egitto" e "Allegoria della Maternità", anch'esse di forma ottagonale e simmetriche rispetto all'entrata; l'autore, il cui vero nome è Giovanni Stefano Danedi, nacque a Treviglio nel 1609 e morì a Milano nel 1690; lo stesso soprannome si estese invero anche al fratello Giuseppe, ingenerando così una certa qual confusione, e talvolta i fratelli lavorarono insieme sotto questo unico nome. Tra le tante opere del Montalto si possono ricordare gli affreschi di villa Frisiani Mereghetti a Corbetta e, tra le tele, la "Apparizione della Madonna" che si trova nel Santuario di Caravaggio.
Concludiamo citando le opere di arte moderna, presenti sul lato sinistro: un'urna di bronzo argentato dello scultore Alfeo Bedeschi; un trittico, in cui viene rappresentata Santa Rita tra San Tarcisio e Santa Agnese, di Camillo Dossena, artista attivo nel Comasco, dove le sue tele ornano numerose chiese; una tela, raffigurante il Sacro Cuore, dipinta da Fiorenzo Carpi de' Resmini, ultima opera di questo artista milanese noto soprattutto per le sue realizzazioni musicali in campo cinematografico, dalla colonna sonora di "Incompreso", a quella di "Marcellino pane e vino".